Lettera aperta ai giovani del Municipio 3

Lettera aperta ai giovani del Municipio 3

Più di dieci anni fa, quasi dodici.
Dicevamo allora che “Ci vuole un movimento della società civile che recuperi le risorse umane e non solo per proporre e difendere politiche lungimiranti di tutela della salute mentale dei giovani. Ma non basta…”.

Due cose, quindi.
Un’idea che viene da lontano, da almeno vent’anni prima, più di trenta anni fa, quando persone diverse, stufe di accontentarsi di una situazione che si ripeteva sempre uguale, nelle loro vite e nei loro contesti, si sono incontrate per farsi curare, formare e trasformare, per scoprire le risorse necessarie a cambiare il loro futuro.
L’altra cosa è che non basta. Mai.

Questo è AGAVE.
Continuare a mettersi costantemente alla prova, rischiare, partecipare. Anche qui, con voi.

Dodici anni fa, AGAVE nasceva per difendere un’idea: che la salute mentale dei giovani doveva essere tutelata e che questo richiede competenza e coraggio, il coraggio di continuare a buttare giù muri, di attraversare mari, di aprire porte su spazi sconosciuti.

I muri che vogliono che di certe cose non si deve parlare, che i bambini, gli adolescenti, i giovani, non sono “ancora” persone.

I mari spesso tempestosi che ci sfidano a comprendere e a distinguere la rotta giusta per arrivare all’isola del tesoro: le risorse che, poche o tante che siano, le persone devono recuperare per tornare ad esistere.

Le porte, spesso invisibili, nessuno le aprirà per noi. Dobbiamo cercarle, pretenderle, trovarle. E poi aprirle e attraversarle.

I primi anni furono di attività, nella ASL, nelle scuole, provavamo ad esistere, a renderci riconoscibili. Non era ancora partecipazione.

Ci mostrarono degli spazi e provammo ad immaginarli diversi. Era una prigione, e volevamo aprirla. Desiderammo che vi crescessero le rose, arbusti pieni di profumi, alberi altissimi, che l’aria si riempisse di suoni, di pensieri, di persone, che nessuno rimanesse più solo.

E gli architetti inventarono e disegnarono, proponendo che la grotta si aprisse al mondo, diventando una piazza per lo stare insieme delle persone.
Ma non bastò.

Il progetto piacque, ma rimase in fondo ad un cassetto, o ad un cestino, che poi è uguale.

Allora provammo a farlo lo stesso, insieme alle persone che vivevano nella grotta, quelle destinate a rimanere sole, e per un momento riuscimmo a far filtrare dei raggi di sole, la piazza sembrò aprirsi, le persone dentro e le persone fuori provarono ad incontrarsi.

Ma non bastò. C’era qualcosa che non riuscivamo nemmeno a scalfire. Dovevamo passare dall’essere attivi a partecipare. Che differenza c’è?

Eravamo già presenti allora nella Consulta per la salute mentale, eravamo attivi in essa, nel senso che ascoltavamo, commentavamo, criticavamo, esprimevamo la testimonianza del pensiero di chi non aveva modo di difendersi. Non bastava.

Bisognava assumersi la responsabilità di proporre e presiedere ad un cambiamento, mettendoci la faccia. La differenza sta nel vedere le criticità e proporre soluzioni concrete, pretendendo di essere ascoltati. Di continuare a dare voce a chi voce non ha.
Aprire gli occhi per vedere, socchiuderli solo per addormentarsi e sognare.

Accadde allora che ci rifiutarono una prima volta. E una seconda volta. Ma alla fine, la terza volta riuscimmo a presiedere quell’idea di cambiamento e con essa la Consulta. A cosa serve? Ad esserci e partecipare. La scorsa estate, ad agosto, stavano per chiudere un centro di salute mentale qui nel quartiere, nell’indifferenza di molti, ma non certo di chi si sarebbe ritrovato, in piena estate, in mezzo a una strada. Partecipammo allora, per contrastare quella follia, insieme all’Assessore Romano e ad altri che conoscevano la storia, e la follia si fermò, almeno per un po’.
Avevamo mostrato che era possibile.

È stato un viaggio nel quale abbiamo commesso anche molti errori.

Ma non basta.
Per questo siamo qui. A chiedervi di aprire gli occhi su quello che non va. A sognare un modo nuovo di concepire spazio e tempo di vita nel municipio ed a partecipare per pretenderlo.

La salute della mente parte anche da questo.

Roma, 21 giugno 2025

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